
«Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere. Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al “Geometra Anzalone” e diremo no a tutti quelli come lui.»
Così scriveva l’imprenditore Libero Grassi nella sua “Lettera al caro estortore” pubblicata dal Giornale di Sicilia nel gennaio 1991, per dire NO a chi voleva imporgli il pagamento del pizzo.
Libero Grassi, che nei mesi successivi combattevano apertamente ed in prima linea la sua battaglia contro il racket, pagò con la propria stessa vita quel coraggio di uomo libero, ucciso a Palermo per mano mafiosa il 29 agosto 1991.
Oggi, trentatré anni dopo il suo sacrificio, l’esempio di Libero Grassi continua ad essere un punto di riferimento per tutti noi nella battaglia quotidiana sul territorio, a fianco degli imprenditori e di tutte le vittime di racket ed usura, facendo squadra con lo Stato per vincere definitivamente la sfida per il trionfo della libertà e dell’onestà!




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